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La Clémence de Scipion (Bellini)

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La Clémence de Scipion
Artiste
Date
Type
Technique
Dimensions (H × L)
74,8 × 356,2 cm
No d’inventaire
1952.2.7, K-1628Voir et modifier les données sur Wikidata
Localisation
Première moitié
Seconde moitié

La Clémence de Scipion est une huile sur toile (74,8 × 356,2 cm) de Giovanni Bellini, datée de 1507-1508 et conservée à la National Gallery de Washington. Elle fait probablement partie de la même série que L'Introduction du culte de Cybèle à Rome d'Andrea Mantegna.

Histoire

Le tableau a probablement été commandé à Mantegna en 1505 par le cardinal Marco Cornaro. per lo studiolo nel palazzo in San Polo del fratello Francesco, patrizio veneziano, con un soggetto scelto per celebrare la gens Cornelia, da cui i Cornaro dicevano di discendere. Il maestro attivo a Mantova fece però in tempo a completare solo un primo dipinto, L'Introduction du culte de Cybèle à Rome, prima di morire nel 1506. Solo in seguito l'incarico dovette venire passato al Bellini, il quale, già molto anziano, si dedicò all'opera riprendendo il motivo mantegnesco della grisaglia (monocromo): si tratta dell'ultimo punto di contatto della carriera dei due, che in gioventù avevano avuto una formazione comune.

Probabilmente il progetto prevedeva altre due tele, mai eseguite. La tela di Bellini riapparve nel mercato antiquario nel 1873, quando passò da una collezione inglese a un'altra. Nel 1948 venne intercettata da Alessandro Contini-Bonacossi, che la riportò in Italia, e l'anno successivo la vendette alla Samuel H. Kress Fundation. Venne poi donata al museo nel 1952. Fu Roberto Longhi (1951) a riavvicinare la tavola belliniana e quella mantegnesca, proponendo anche che della serie facessero parte due opere a monocromo di Mantegna più piccole ma di uguale altezza (Sofonisba e Tuccia), ma oltre a mancare riscontri documentari c'è la differenza di supporto (tela la prima, tavola le seconde) a rendere l'ipotesi improbabile.

Description et style

La toile se base sur un épisode de la Deuxième guerre punique, rapporté par Tite-Live et Valère Maxime. Le général Publius Cornelius Scipio Africanus, connu sous le nom de Scipion l'Africain, vainqueur d'Hannibal en Afrique, après la prise de Carthage en 209 av. J.-C., reçut comme butin de guerre une vierge d'une exceptionnelle beauté, qui lui était attribuée. Mais, écoutant ses supplications, il la respecta en la renvoyant aux parents et à son fiancé, Allutius, à la seule condition que son promis, un Celtibère, se consacrât à la paix entre Rome et Carthage.

Scipione viene quindi rappresentato in trono, nella metà sinistra, con davanti la fanciulla e il fidanzato (con spada ed elmo), vicini ai genitori che portano dell'oro per il riscatto, che egli rifiuta, e verso i quali pronuncia la generosa sentenza. Nella placca al centro si legge l'iscrizione: TVRPIVS / IMPER / VENERE / .Q. A. / MIS AI.

Il divario stilistico tra Mantegna e Bellini si manifesta ormai, nel XVI secolo, più ampio che mai: alla rievocazione archeologica, la scansione grandiosa, nitida e lapidea del primo, si contrappone un chiaroscuro più morbido e avvolgente del secondo che, nonostante qualche durezza legata all'influenza di Dürer, ha già recepito le novità di Giorgione. Le figure di Bellini, almeno quelle di mano sua (quelle più periferiche sono infatti riferite alla bottega), traggono così un aspetto più animato e vivo, che scioglie il rigido classicismo del tema.

Bibliographie

  • Mariolina Olivari, Giovanni Bellini, in AA.VV., Pittori del Rinascimento, Scala, Florence 2007. (ISBN 888117099X)

Voir aussi

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