Acido fitico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Acido fitico
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC6H18O24P6
Massa molecolare (u)660,04
Numero CAS83-86-3
Numero EINECS201-506-6
PubChem890
DrugBankDB14981
SMILES
C1(C(C(C(C(C1OP(=O)(O)O)OP(=O)(O)O)OP(=O)(O)O)OP(=O)(O)O)OP(=O)(O)O)OP(=O)(O)O
Indicazioni di sicurezza

L'acido fitico (o acido inositol-esafosforico. o estere esafosforico del mesoinositolo) è la principale forma di deposito di fosforo in molti tessuti vegetali, soprattutto nella crusca, nei semi e nella frutta secca (mandorle, noci ecc.)[1].

Funzioni biologiche[modifica | modifica wikitesto]

L'acido fitico assume una funzione biologica importante nel ciclo di crescita dei vegetali, favorendo la germinazione dei semi grazie all'apporto di fosforo organico che è in grado di fornire loro[2].

Inoltre, svolge un ruolo biologico nel sangue degli uccelli, quale modulatore dell’affinità dell’emoglobina per l’ossigeno (ruolo che nei mammiferi viene svolto dall’acido 2,3-difosfoglicerico)[2].

L'acido fitico e i fitati non sono digeribili per gli esseri umani o per gli animali non ruminanti, quindi non costituiscono una fonte di inositolo o fosfato se mangiati direttamente. Inoltre, hanno azione chelante e quindi rendono inassorbibili alcuni importanti micronutrienti, come zinco e ferro, e in misura minore anche macroelementi come calcio e magnesio[1] (somministrato in alte dosi, favorisce il rachitismo dei giovani, impedendo l'assorbimento intestinale del calcio[2]).

Per l'effetto chelante di altri elementi nutritivi, i fitati sono considerati antinutrizionali, cioè ad effetto contrastante la nutrizione. La demolizione dell'acido fitico nei ruminanti, che permette l'assimilazione regolare dell'inositolo, e la eliminazione dell'effetto chelante, è dovuta alla azione lisante e di dissolvente molecolare della flora batterica intestinale del rumine.

Fitina e acido fitico, presenti soprattutto nella soia e, in quantità molto più piccole, nella crusca dei cereali, sottraggono calcio e ferro all'organismo. La cottura e l'enzima fitasi riducono questa azione, che si unisce a quella dei fitati contro i radicali liberi[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Myriam Patalano, Acido fitico, danni, proprietà e riduzione, su ischianutrizionepatalano.it. URL consultato il 10 dicembre 2019.
  2. ^ a b c Acido fitico, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàLCCN (ENsh85101685 · GND (DE4174631-4 · BNF (FRcb133343595 (data) · J9U (ENHE987007546009905171 · NDL (ENJA00664705
  Portale Chimica: il portale della scienza della composizione, delle proprietà e delle trasformazioni della materia